Come diventare uno storico

Una delle materie che preferisco è la storia: non solo quella dei grandi personaggi, le biografie, ma anche quella storia dietro le quinte che spesso partecipa a muovere gli eventi. Non c’è dubbio che raccontare il passato faccia parte della nostra cultura.

Nei tempi antichi, ad esempio nella Grecia classica o a Roma, gli anziani venivano tenuti in grande considerazione proprio per la memoria storica che rappresentavano.

Basti pensare alla leadership del Senato romano, che raccoglieva fin dall’inizio gli anziani saggi appartenenti alle nobili famiglie.

La tradizione degli Annales, cioè degli annali (diari che raccontano il succedersi degli eventi) affonda le radici proprio in questa necessità di ricordare il passato e di farlo diventare maestro del presente.

Giulio Cesare scrisse i suoi commentari per farne un materiale per gli storici, ma secondo Cicerone erano talmente validi che finirono per diventare un’opera storica essi stessi.

Chi ha la passione della storia può voler diventare uno storico.

Oggi alcuni storici sono molto famosi, pensiamo al professor Alessandro Barbero o al prof. Franco Cardini, entrambi con degli ambiti di ricerca e di riflessione molto precisi.

Oppure ancora al prof. Luciano Canfora, che pur essendo un filologo negli anni ha approfondito i suoi studi storici sulla Grecia antica e su Roma, spesso soffermandosi sulla trattazione di particolari momenti e figure storiche legati alle crisi di potere.

Insomma: uno storico per diventare tale non dev’essere necessariamente laureato in storia, ma è bene che frequenti un corso di studio che permetta di studiare alcune materie storiche. Il sottoscritto pur laureandosi in giurisprudenza al momento della tesi ha fatto prevalere il proprio interesse per la storia, con una ricerca in storia del diritto romano. In Italia le facoltà di storia specificamente destinate ad essa non sono tante, spesso abbiamo dei corsi di laurea in storia e filosofia. A Bologna, il prestigioso ateneo ha un corso di laurea in storia: un corso triennale che permette una ulteriore specializzazione. Come dice bene il sito, può dar sbocco professionale in diversi ambiti, tra i quali quello del divulgatore storico e del ricercatore.

Sbocchi professionali

È indubbio che la carriera accademica sia il posto ideale per chi vuole fare della storia il proprio mestiere, ma da storico è possibile lavorare per musei, istituzioni, biblioteche, pubbliche amministrazioni, sempre tenendo conto dello stato dell’offerta del lavoro, che nel settore pubblico è quasi sempre ferma.

Detto questo, bisogna coltivare una passione non solo per la storia, ma anche per il rigore scientifico che essa sottintende.

Alcuni dei miglior storici, anche tra i più giovani, sono dei bravissimi archivisti. Cioè sanno fare ricerche negli archivi storici, ricavare documenti, lettere, testimonianze conservate in archivi di stato, che possono servire a portare luce su una particolare vicenda. Studiando a fondo gli archivi si possono scoprire nuove fonti e quindi rinforzare il proprio apparato bibliografico e riscrivere interni paragrafi di libri di storia, fatti che magari consideravamo assodati.

La ricerca è insomma alla base dello studio e dei lavori di uno storico. Uno storico poi dovrebbe avere una certa padronanza delle lingue sulle quali lavora. Se volete scrivere una storia dell’Unione Sovietica dovrete assolutamente parlare il russo, perché non si può fare affidamento unicamente sulle opere tradotte e bisognerebbe spulciare gli archivi pubblici e privati in lingua originale.

Vale lo stesso per l’italiano volgare o per il greco e il latino.

Per questo la laurea in storia è meramente accessoria: essa serve semmai per appassionarsi di uno specifico personaggio o di un argomento in particolare, ma serve poi un rigore scientifico e un armamentario di conoscenze che possono arrivare anche da altri ambiti.

Il punto di partenza per diventare uno storico, come ricercatore, saggista, divulgatore, è quello di possedere una vasta cultura, di non fermarsi mai, leggere instancabilmente, imparare a consultare gli archivi e fare ricerca bibliografica.

In questo modo si acquisiscono gli strumenti per affinare al massimo le ricerche e fare nuove scoperte, oppure fornire interpretazioni plausibili che la critica storia può ritenere valide.

In questo modo si diventa figure di riferimento per un dato evento e periodo e si accresce la propria rilevanza professionale.

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