Cosa fa un biologo marino

Il biologo marino è una professione molto utile in Italia, visto che il nostro paese ha migliaia di chilometri di costa e una fauna marina da preservare.

In tanti lo ignorano, ma nei nostri mari nuotano balene, squali, delfini, capodogli più un’infinità di pesci che godono di habitat molto particolari e delicati.

Un altro fattore che rende questa professione determinante, oltre alle problematiche dell’inquinamento e della salvaguardia ambientale, è quello che spesso fugge a tanti: la Terra è per il 71% ricoperta di acqua (oceani e mari), includendo i poli ghiacciati.

Il biologo marino è dunque un naturalista che studia la vita delle piante e degli animali negli ambienti di acqua salata.

Lo studio ovviamente non va inteso in modo così generalista.

In realtà un biologo marino tende a specializzarsi su un fenomeno o un animale in particolare: ad esempio può studiare le migrazioni di particolari mammiferi marini, può interessarsi alla fotosintesi clorofilliana delle piante che vivono sott’acqua oppure dedicarsi alla cura e alla difesa dei banchi corallini, presenti nei nostri mari.

Come diventare biologo marino

Le conoscenze che devono possedere i biologi marini sono specifiche e quindi possono essere acquisite solo compiendo un percorso di laurea specialistica. Le specializzazioni ovviamente aumentano le chance di trovare lavoro sia presso enti pubblici e istituzioni, sia come consulenti privati presso laboratori e aziende.

Il punto di partenza è studiare scienze biologiche come laurea triennale, ma dato che serve il quinquennio, occorre completare la propria preparazione con l’apposita specializzazione.

Il primo passo è dunque quello di conseguire il diploma di scuola superiore. La scuola più indicata in questo caso è il liceo scientifico, che aiuta a dare un’impostazione idonea alla materia. Si studia biologia, si studia fisica, la matematica aiuta. Una volta ottenuto il diploma ci si iscrive a Scienze Biologiche (L-13).

Durante questo periodo è bene frequentare dei corsi di nuoto e di tecnica subacquea, perché possono diventare fondamentali in questo lavoro. Non si può pensare di fare il biologo marino senza bagnarsi i piedi. Durante il corso di studio, oltre a conoscere tutti gli aspetti della biologia marina e quindi una parte fondamentale del nostro pianeta, composto per la maggior parte di acqua salata, si impareranno le tecniche di laboratorio per apprendere le tecniche di analisi e di ricerca, indispensabili per i propri studi.

Frequentando il corso si potrà svolgere un tirocinio utilissimo per acquisire esperienza in laboratorio oppure presso quegli enti che si occupano della tutela dell’ecosistema acquatico (parchi, riserve marine, università).

La vita del biologo marino può essere avventurosa: oltre a prevedere immersioni, ci sono escursioni, viaggi, documentari e set fotografici. Vi basta guardare il canale o sfogliare la rivista di National Geographic per darvi un’idea. Per studiare il mare serve tanta passione, dato che è un ambiente di lavoro complicato e che richiede impegno fisico.

Avete dunque capito cosa fa il biologo marino: studia gli ecosistemi marini, che possono variare da un singolo microorganismo ai più grandi esseri viventi nel nostro pianeta, che come habitat hanno milioni di chilometri di superficie quadrata. Dato che la Terra è per tre quarti ricoperta di acqua c’è spazio per tutti.

Forse non lo sapete, ma le zone inesplorate del pianeta si trovano proprio sott’acqua, le specializzazioni abbondano per chi ha voglia di studiare un particolare ambito. Sfortunatamente in Italia la professione non è molto rispettata, anche se ci sarebbe bisogno di rilanciarla, considerando la sua importanza. In Nord Europa invece è molto apprezzata, anche perché lì si è contatto con i più vasti ambienti oceanici.

La figura è richiesta a livello internazionale anche presso le organizzazioni, come quelle a difesa dell’ambiente. Molte delle specie marine sono considerate in pericolo a causa della pesca esasperata e dell’inquinamento. Un biologo marino di successo lavora presso università o team di ricerca, oppure presso grossi enti che possono finanziare il lavoro.

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