Per diventare uno studente modello cosa serve? In tanti ti risponderanno: serietà e disciplina, come se la Scuola o l’Università fossero una Caserma. Ma non è così.
Per rendere al meglio nello studio e diventare uno studente / una studentessa efficace serve anzitutto un Metodo.
Ma il Metodo non è codificato. Se fosse tale, sarebbe semplice.
Quella che va applicata è una regola fondamentale, seguita da alcuni accorgimenti.
Vediamo la regola fondamentale.
Il ruolo delle abitudini
Lo studio è finalizzato in genere al raggiungimento di un risultato come una verifica o un esame.
Diventa più complicato quando si frequentano le scuole superiori, e ancora più difficile durante lo studio all’università.
Ma qualunque sia la tua esperienza da studente, è certo che si tratta di un percorso a tappe.
Non ti laurei scrivendo la tesi e dando tutti gli esami in un solo giorno. Devi studiare esame dopo esame, fino alla discussione finale.
Se questo è il presupposto fattuale che non può essere smentito, è chiaro che il miglior modo per arrivare al risultato finale è assicurarsi di percorrere un tratto di strada alla volta.
Uno sportivo professionista si allena giorno dopo giorno, senza pensarci due volte, mattina e sera, e sopporta dei sacrifici notevoli.
Tu non sei uno sportivo professionista, ma ti lavi i denti giorno dopo giorno, più volte nell’arco di una giornata, senza pensarci troppo.
Per quanto queste due azioni possano sembrare distanti, sono accomunate da un fattore: l’automatismo che porta al risultato finale (la prestazione sportiva e la prevenzione dentale).
In parole povere si tratta di comportamenti abitudinari che si ripetono per via di automatismi. Non è che decidiamo di lavarci i denti, lo facciamo e basta. Non è che il calciatore decide di andare all’allenamento, lo fa e basta.
Questa ripetitività è figlia del funzionamento del cervello, che premia comportamenti consolidati trasformandoli in scorciatoie mentali.
Il meccanismo che porta alla formazione di abitudini vincenti è lo stesso che provoca la formazione dei vizi (cioè cattive abitudini che hanno ripercussioni negative).
Il cervello rinforza i collegamenti legati a particolari azioni, sapendo che ne traiamo piacere.
La soddisfazione di ottenere un risultato è il piacere che motiva l’impegno che ci si mette a raggiungerlo, attraverso una ricompensa estrinseca. Il professionista vuole solo guadagnare di più, tu vuoi avere un sorriso attraente.
Questo meccanismo premiale ha delle virtù indubbie, ma anche dei punti di ricaduta quando si tratta di sviluppare le dipendenze, che non sono altro che un abuso del meccanismo della ricompensa.
Per ottenere lo stesso risultato ma di segno positivo, cosa bisogna fare?
Gli studiosi ritengono che un’abitudine tenda a formarsi, a causa della ripetitività e dello schema della ricompensa, dopo 66 giorni.
66 giorni sono un niente e quanto basta per apprendere l’efficacia di un metodo di studio che funziona semplicemente perché applichi la modalità di base con cui lavora il cervello.
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Lo scopo primario del nostro cervello è riassumibile in questo schema: crescere per sviluppare gli organi riproduttivi, riprodursi, far crescere la prole e tramandare alla stessa le conoscenze – relative alla nostra sopravvivenza – che abbiamo ottenuto.
L’evoluzione culturale estende questi compiti: ad esempio, vogliamo passare le conoscenze a tutta la collettività, e questa ci premia costruendo un cordone parentale di aiuto anche per la terza età.
Il cervello quindi adotta dei meccanismi che potenziano questi scopi e tra questi rientrano le scorciatoie.
Dal momento che lo studio è anche importante da un punto di vista dell’evoluzione culturale (il nostro gruppo può avvantaggiarsi indirettamente dalle mie conoscenze e delle mie capacità), esso può essere “ridotto” a un esercizio mentale che è fatto un po’ di forza di volontà, ma soprattutto di abitudini.
Perché la forza di volontà non basta mai per studiare
La forza di volontà viene spesso chiamata in causa quando non si riesce a raggiungere un obiettivo. Talvolta siamo così convinti che dipenda da essa, che ci attribuiamo in modo del tutto gratuito un aspetto della personalità, che magari non possediamo.
Ad esempio: non riesci a studiare in tempo per un esame e ti definisci distratto.
Ma la scienza delle abitudini e dei comportamenti e l’intero sistema di ricompensa smentiscono questo assunto.
Infatti, il modo in cui guardi a queste logiche di causa-effetto va invertito. Non è che non riesci a studiare per tempo perché sei distratto, ma è la distrazione a non produrre i tuoi risultati.
La distrazione costante (esempio: guardare le notifiche dello smartphone mentre studi) non è una cosa che fai perché sei così di carattere, ma è il cervello che ti fa diventare distratto perché stai ripetendo un’azione che ti provoca un piacere istantaneo.
In definitiva, è il cervello – attraverso il sistema della ricompensa, che si regola secondo dei neurotrasmettitori, quindi sul piano chimico / emotivo – che plasma il tuo carattere sulla scorta degli input di piacere che gli trasmetti.
Ancora non ci credi? Ti invito a leggere una qualsiasi intervista di uno sportivo. E faccio riferimento allo sportivo famoso perché rientra nella tua fascia di età e nella maggior parte dei casi viene dal tuo stesso background economico / culturale.
Se leggi un’intervista dove parla di impegno, risultati, voglia di vincere ti sembrerà di avere a che fare con un fanatico ossessionato.
Eppure è tutto vero: le pensa veramente quelle cose che dice e queste si riflettono nei suoi comportamenti. Pensa alla maniacale preparazione sportiva di giganti dello sport come i big three del tennis moderno: sembra che a loro interessi solo vincere, prepararsi, essere in forma per gli eventi che contano.
Ma perché? Perché è ovvio che il loro carattere negli anni si è plasmato traendo piacere da attività ripetute che portano a ricompense estrinseche che danno altro piacere e vantaggi di tipo evoluzionistico culturale.
Molti di noi mortali facciamo fatica a capire, e questo fenomeno riguarda anche individui che da una vita fanno politica, cinema, musica, impresa.
Loro diranno sempre che tutto proviene dai sacrifici o dalla voglia di mettersi in gioco, ma in realtà – nella stragrande maggioranza dei casi – si tratta di persone che procedono col pilota automatico innestato da anni.
Per questo motivo chi impara a studiare con costanza e ordine fin dalle scuole elementari, sacrificando qualche ora del tempo libero pomeridiano, alla fine non ha molte difficoltà all’università.
E non contano i bei voti, questi sono molto soggettivi. Io parlo di persone che con dedizione e passione studiano ogni giorno fino alla laurea e a volte oltre, passando esami e verifiche sempre con lo stesso metodo.
Come fanno? Hanno più forza di volontà di te? Ovviamente no. Hanno disinnescato la bomba delle cattive abitudini che ti fanno diventare pigro, svogliata e inconcludente, a favore di un’esplosione di impegno seguito da risultati (ricompensa).
Le abitudini da rinforzare per studiare con profitto
Il consiglio è quello di costruire buone abitudini un poco per volta, i risultati intermedi che miglioreranno, ti daranno la spinta e l’entusiasmo per introdurne altre.
- Dividi la sessione di studi in capitoli, esattamente come il libro o l’argomento che devi studiare. Calcola quanti capitoli devi imparare rispetto alla data e scala il tempo necessario, andando a ritroso per calcolare i giorni che ti servono. Assegna il tempo in sessioni di studio inderogabili.
- Interponi una data di tua verifica ogni tot capitoli o sessioni di studio. Fai un test per verificare il tuo livello di preparazione.
- Crea un calendario di studi. Se sei all’università non essere caotico. Hai tempo per studiare. Dedica ad esempio 7 sessioni (sessione mattina o pomeriggio) inderogabili alla settimana. Calcola le sessioni di riposo e di svago e applica lo schema senza sgarrare mai.
- Studia quindi sempre negli stessi giorni e nelle stesse ore, questo rafforzerà le abitudini legate allo studio, compreso il tempo che lo precede e che lo segue. I tuoi amici non ti cercheranno a quelle ore, e le tue attività online saranno off.
- Non rimandare mai la sessione di studio che hai pianificato e che osservi religiosamente. Rimanda solo per causa di forza maggiore. Non credere assolutamente all’illusione “posso farlo domani”, che può essere alimentata da amici e amiche perditempo.
- Dividi la sessione di studio in mini sessioni legate ai paragrafi o a un numero di pagine. Ogni tot studiate ti fermi, ti riposi e ripeti mentalmente le nozioni apprese. Poi riparti.
- Prendi appunti a mano, non fidarti solo della scrittura a display. Gli studi dimostrano che tendiamo a prestare più attenzione alle cose che scriviamo a mano, per un semplice motivo mnemonico.
- A fine lezione rileggi ad alta voce gli appunti che hai preso durante lo studio, dedica questi agli aspetti principali, i punti fondamentali che spesso sono l’oggetto delle domande a un esame o una verifica.
- A inizio della nuova sessione riprendi gli appunti del giorno prima e ripetili ad alta voce, prima di ricominciare a studiare da dove avevi lasciato.
- Spegni i dispositivi elettronici, non entrare sui profili social nemmeno nelle pause della sessione. Non usare lo smartphone per studiare, se hai un libro di fronte. Segnati eventuali approfondimenti da fare online negli appunti e falli solo a fine sessione. Abituati a tenere lo smartphone e altre forme di disturbo lontane. Se usi il computer disattiva il centro notifiche. Se il computer è un abituale compagno di studi, non installare le app di chat e verifica se puoi adottare delle impostazioni di restrizione. Puoi rispondere alle interazioni a fine sessione, ma devi abituare le persone che ti circondano a cercarti o prima o dopo. Se vuoi segna l’orario abituale delle tue sessioni di studio su Google Calendar e condividile con le persone che ti cercano di più.
Ricordati: la ripetitività di questi schemi alla fine ti premia, perché ti ritroverai a fare queste cose senza pensarci, esattamente come fai per lavarti i denti.
La programmazione ti aiuta a scandire una routine che diventerà così immersiva e coinvolgente, da rendere inutile la programmazione stessa.
Questo tipo di disciplina farà a meno di autostima, forza di volontà e altri totem perché lavora sugli stimoli da dare al cervello. Questi alla fine li farà suoi. È dura all’inizio, ma quando i risultati ti premieranno, proverai quel piacere e quella soddisfazione che il cervello interpreterà in modo positivo, aumentando le dosi di piacere per ogni volta che farai queste attività.
Non derogare, non raccogliere premi che non meriti durante il percorso. Se arrivi a metà libro prima del tempo, insisti nella conclusione e riprendilo da capo anziché mollare la sessione in quel punto. Occupa tutte le sessioni assegnate, anche se sei avanti con il programma.